Villa Santa Maria Patria dei Cuochi e di San Francesco Caracciolo


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LA STORIA

LA STORIA

Villa Santa Maria è celebre in tutto il mondo per il suo Istituto Alberghiero, ormai noto come la Scuola dei Cuochi, ma non bisogna dimenticare che questo borgo ha tradizioni antiche ed origini che affondano le radici nel mondo romano ed italico. Prova ne sono alcune testimonianze archeologiche venute alla luce, a più riprese, nel passato. Villa è quindi anche un luogo da esplorare con una visita curiosa ed attenta per scoprirne le bellezze artistiche ed architettoniche. Vi si giunge per mezzo di una comodissima superstrada, con uscita per il paese, che collega l'autostrada adriatica A14 con Castel di Sangro. Cuore ideale di Villa è largo San Francesco Caracciolo, suggestivo angolo con una perfetta integrazione artistico-architettonica di tutti gli elementi che in esso confluiscono: Palazzo Caracciolo, la Statua in bronzo del Santo, lo sfondo del supportico. Il Palazzo, costruito nel XVI secolo e restaurato di recente, fu il primo nucleo cittadino. Il momento decisivo per la storia di Villa coincise infatti con il suo diventare feudo dei Principi Caracciolo (XVI secolo) poiché questo evento portò alla costruzione del castello, quello che noi oggi conosciamo come Palazzo Caraccciolo, o meglio della villa, fulcro dell'organismo economico e sociale dell'intero paese. L'accesso avveniva attraverso due porte affacciate sui altrettante direttrici principali: una, corrispondente agli attuali corso Umberto e viale della Vittoria, di collegamento con il vicino feudo di Penna de Homo (l'odierna Pennadomo), l'altra che, dividendosi in due tratti, conduceva a Napoli per l'attuale via Gradini Ponte e a Montelapiano per le vie Mercato e Congrega. Il complesso edificio si completò solo nel secolo seguente con la costruzione della cappella di San Francesco Caracciolo. Da un documento del 1839 apprendiamo infatti che "Giuseppe Caracciolo Principe di Cellamare napoletano [...] aveva convertite in una pubblica Cappella" [...] alcune stanze, in cui per antica tradizione si crede aveva abitato San Francesco Caracciolo quando fu attaccato dal male di lebbra". La chiesa di San Francesco Caracciolo, costruita nel XVII secolo come cappella privata dell'omonimo palazzo, risulta oggi ad un livello più basso rispetto al piano stradale e vi si entra scendendo una scala interna a due rampe. Dalla piazza del Santo, lasciandosi la sua statua alle spalle, si entra in una delle porte del primo nucleo cittadino, quella che collegava il paese con la vicina Pennadomo. Attraversando un suggestivo supportico e si arriva in Piazza San Nicola, su cui si affaccia la chiesa di San Nicola di Bari, Patrono del paese (XIX secolo). Come si può apprendere da atti conservati presso l'archivio parrocchiale, nel 1816 l'allora parroco Stanislao Di Lello fece attuare un intervento di ricostruzione della Chiesa "hoc templum completum quoad rusticum ac coperetum" commissionandolo con tutta probabilità a tal Giacomo Tornese di Canosa Sannita, forse già autore della Chiesa della Madonna dei Miracoli a Casalbordino nel 1824, morto proprio a Villa Santa Maria nel 1845. La facciata, rivestita nel 1950 con freddo travertino, ha coperto l'originale e primitiva in pietra. Nella lunetta del portale un mosaico rappresenta Maria con le mani giunte sull'Ostensorio, affiancata da San Francesco Caracciolo e dal vescovo San Nicola di Bari, cui la Chiesa è intitolata. L'ardito campanile in pietra e cornici angolari a mattoni, è posto sul fianco destro della chiesa e presenta, sotto la cornice della cella campanaria, un bel motivo del fregio costituito da triglifi, le tre scanalature verticali, alternati alle metope con medaglioni. La chiesa ha un unica navata coperta da una volta a botte e seguita da un ampio spazio su cui si alza la cupola. Sui lati sono disposte tre piccole cappelle per lato, leggermente incassate in cui sono sistemate statue di santi. La finestra dell'abside, a vetri colorati, presenta l’immagine di San Nicola di Bari e fu realizzata da artigiani locali durante il periodo bellico a preghiera e protezione dei soldati villesi. Il bellissimo altare del presbiterio è di gesso "marmolato" ed è simile a quello della Chiesa della Congrega, quasi certamente opera degli stessi artisti locali. Questa piazza rappresentava il centro antico del paese e come si può vedere essa è chiusa da tutti i lati da case e vi si può accedere attraverso diverse porte. Poco più avanti, lungo via Mercato e poi via Congrega, si arriva al Palazzo Castracane (fine del XIX secolo). Proseguendo si sale alla Chiesa della Madonna del Rosario, detta anche Chiesa della Congrega, fondata nel XVII secolo e attualmente in fase di ristrutturazione. Nel secolo XVII, al di fuori del primo nucleo cittadino di case, che terminava nella prima parte dell'odierna via Mercato, sorgeva solo la Chiesa della Congrega, detta così essendo allora Villa sede di una Congregazione di carità. Tutte le abitazioni che vediamo oggi lungo via Congrega, fino alla Chiesa, si svilupparono solo nel XVIII e XIX secolo. Il terreno su cui sorge la Chiesa è in forte pendenza per cui si nota la presenza di diversi contrafforti a scarpa messi a sostegno dei muri posteriori e laterali sinistri per chi guarda la facciata. L'edificio ha le caratteristiche tipiche delle "confraternite". Sviluppa infatti su due piani; quello superiore che costituisce la chiesa vera e propria, in cui si svolgevano le funzioni religiose e in cui si riuniva la Congrega; quello interrato, a cui si accedeva mediante un'apertura ricavata nella zona absidale, nel quale venivano sepolti i confratelli defunti. Il campanile, che sorge in fondo sul lato destro della Chiesa, guardando la facciata, è realizzato nella caratteristica muratura e termina a terrazzo, con una bassa cella campanaria. La facciata principale, in pietra, è suggestiva per la sua semplicità e presenta come unico ornamento il portale, incorniciato e chiuso in alto da un architrave. Dalla Chiesa della Congrega si prosegue passando per un supportico che costituiva un'altra delle porte di accesso al primo nucleo cittadino. Per piazza San Nicola si giunge quindi in via Supportico dove troviamo la nuova sede del Museo dei Cuochi, unico al mondo nel suo genere, che racconta la grande avventura degli chef villesi attraverso i documenti e le fotografie testimoni del loro raffinato lavoro nelle cucine di regnanti, magnati, capi di Stato e degli hotel più prestigiosi del mondo. L'ultima tappa del nostro viaggio è il santuario di Santa Maria in Basilica, nella piana ai piedi del paese, proprio al limitar del fiume, nella zona dove sono state trovate le tracce del primo nucleo abitativo di Villa. I villesi hanno fervida devozione per la chiesa e la Madonna, e nei giorni 9, 10 e 11 agosto di ogni anno, con massicci ritorni degli emigrati, ripetono la suggestiva tradizione delle “passate” che consistono nel visitare il Santuario procedendo in processione dalla chiesa e ritorno, girando attorno ad una colonna di granito posta poco distante dalla chiesa stessa che si sviluppa su tre navate. Il campanile, innalzato a destra del catino absidale, è stato probabilmente costruito in due periodi diversi. Nel 1965 fu riscoperta la cripta, situata sotto la navata centrale, articolata in numerose cappelle ospitanti i defunti. Numerose le opere d'arte che arricchiscono le pareti e gli altari, come le tele eseguite dal pittore abruzzese Francesco De Benedictis, nei suoi ultimi anni di attività.


Antonio Di Lello
preside dell’Istituto Alberghiero di Villa Santa Maria
Fonte: Cultura Abruzzo




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